Come ha fatto l'Uzbekistan a qualificarsi ai Mondiali di calcio

Davide Ladisa
12 min di lettura

La Qualificazione Storica dell’Uzbekistan ai Mondiali di Calcio

La settimana scorsa, le strade di Tashkent e Samarcanda si sono animate con una scena unica: bandiere blu, bianche e verdi sventolavano al vento, la musica risuonava in ogni angolo e i balli tradizionali catturavano l’attenzione di una nazione intera. La gioia era palpabile. Gli Uzbeki hanno finalmente raggiunto i Mondiali di calcio, una vittoria che segna un momento storico per un paese che ha visto nascere la propria nazionale solo nel 1991. Questo risultato non è solo personale: i “Lupi Bianchi” diventano la prima squadra dell’Asia centrale a qualificarsi per un evento mondiale, un traguardo che riflette un lungo lavoro di crescita strutturato. L’aggiornamento della formula delle qualificazioni, passata da 32 a 48 squadre, aveva reso probabile l’ingresso di squadre nuove, ma l’impresa degli Uzbeki non è minore per questo. Hanno raggiunto la finale con il formato classico, dimostrando una solidità tecnica e tattica mai vista prima.

I Volti Nuovi

Il pareggio 0-0 in Emirati Arabi Uniti ha chiuso un percorso che ha richiesto decenni di impegno, garantendo un posto tra le prime due squadre del Gruppo A. Questo risultato non è un sogno lontano, ma un obiettivo concreto raggiunto grazie alla collaborazione tra calciatori, allenatori e dirigenti. Al centro delle vittorie c’è stato Utkir Yusupov, un portiere che ha salvato il punto con una serie di parate decisive nel momento più cruciale. Yusupov, reduce da una carriera in squadre locali come Navbahor Namangan, si è trasferito in Iran nel 2024 e ha dimostrato che la sua esperienza è essenziale per il futuro della squadra. La sua parata al 98′ ha salvato la qualificazione, un gesto che è diventato il simbolo della determinazione del team.

Oltre a Yusupov, la squadra ospita talenti emergenti che stanno conquistando spazio in Europa. Abdukodir Khusanov, difensore di 21 anni, è diventato il primo uzbeko in Serie A, rivelando una velocità e un’agilità che lo hanno reso noto come “il treno”. La sua carriera, passata dalla Bielorussia alla Francia, ha colto l’attenzione di Guardiola, che lo ha ingaggiato al Manchester City. Da notare che Khusanov non è l’unico: Eldor Shomurodov, capitano e scudiero di campo, ha riempito i campionati italiani con le sue prestazioni, mentre Abbosbek Fayzullaev ha dimostrato di essere una stella del CSKA Mosca, premiato come miglior giocatore asiatico under 23 nel 2023. Questi nomi non solo si riferiscono a una nazionale, ma a un intero sistema di formazione che sta raggiungendo nuovi livelli.

Il Ruolo dei Tecnici e della Federazione

Il successo degli Uzbeki non è solo frutto della talentuosa squadra sulla pista, ma anche del lungo lavoro svolto all’interno. La federazione uzbeka ha centralizzato le accademie giovanili, trasformando il calcio da un passatempo sociale a un sistema organizzato per lo sviluppo tecnico. Il commissario tecnico Timur Kapadze, aiutato dal direttore tecnico belga Guy Kiala, ha introdotto un gioco più offensivo, aumentando la fiducia dei giocatori. Questo nuovo approccio ha portato a un miglioramento visibile, con la nazionale che non si limita più a difendersi, ma punta a controllare le palle e a creare occasioni reali. Sembra che tutti i tasselli siano finalmente allineati.

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Ve lo ricordate Rivaldo?

Rivaldo, leggendario calciatore brasiliano associato al Milan, ha vissuto una curiosa tappa della sua carriera in Uzbekistan. Tra il 2008 e il 2010, il fantasista è stato in forza al Bunyodkor di Tashkent, una squadra della Super League locale. Il suo arrivo fu un evento parziale per il calcio del paese, attirando l’attenzione internazionale su un campionato poco noto fino ad allora. Nonostante avesse 36 anni, l’offerta economica del club uzbeko lo ha spinto a unirsi, inaspettato per uno di così alto livello. Nel 2009, Rivaldo divenne il primo straniero a vincere il titolo di capocannoniere in Super League, segnando 20 gol. Tuttavia, il suo periodo a Tashkent è stato amaro. Problemi di pagamento e un divorzio poco semplice segnarono la fine della sua avventura. Pur avendo avuto un impatto mediatico, il campionato locale non ne trasse benefici immediati né sostenuti. Tuttavia, l’attenzione che il brasiliano portò al campionato alla fine fu utile per fare capire che l’Uzbekistan aveva talenti da scoprire, anche se non pronti per i grandi palcoscenici.

Un Futuro Disegnato da Campioni

Dall’esperienza di Rivaldo, il calcio uzbeko ha iniziato ad avere un’identità diversa. La federazione ha compreso che la collaborazione esterno e interno poteva aumentare il livello complessivo. Oggi i giocatori locali, come Khusanov e Shomurodov, stanno giocando in squadre importanti in Europa, dimostrando una crescita matura. Questo non solo arricchisce i mercati, ma fa anche contendersi i talenti locali. Il commissario tecnico Kapadze, accompagnato da Guy Kiala, ha riconosciuto la necessità di un’approccio più moderno, mettendo al centro il gioco dinamico e la creatività. Questo cambiamento è un segnale netto del sostegno che il calcio uzbeko ha ricevuto nell’ultimo periodo.

Una Crescita Partita da Lontano

Fin da quando ha ottenuto l’indipendenza nel 1991, l’Uzbekistan ha maturato passi incerti nel calcio. Prima, la nazionale giocava un calcio difensivo, con una mentalità che la vedeva confrontarsi solo con più forti. Gli anni successivi sono stati segnati da un lavoro sostenuto per migliorare la formazione di base. La centralizzazione delle accademie, rimossa al passato, ha permesso di sfruttare meglio il potenziale del Paese. L’idea è non solo formare calciatori, ma crearne una cultura che sviluppi la capacità di sognare. Oggi, la nazionale uzbeka è cresciuta in modo significativo, grazie alle vittorie nelle categorie giovanili. La prima vittoria nelle Asian Cup Under-17, Under-20 e Under-23 dimostra che la cultura del calcio non è più solo fine al successo immediato, ma un obiettivo a lungo termine. Anche la partecipazione alle Olimpiadi di Parigi 2024 è un segno di maturità. Quello che non si è mai visto, ora è un ciclo di vittorie che dà fiducia a un intero Paese. L’Asia centrale, fino a poco tempo fa, era spesso considerata un’area di tutta la componente sportiva, ma l’Uzbekistan dimostra che anche la sarcopaglia può avere la sua luce.

La Strategia di Sviluppo del Calcio

La federazione ha investito in programmazioni di formazione che, prima delle competizioni, sembravano neurotraboccare. Ora, il lavoro è sostenibile, con accademie ben sviluppate, cuochi di valuta internazionale e sostenitori che apparivano un po’ a lungo. I risultati, adesso, diventano visibili sull’campo, con una squadra che non ha solo la forza, ma anche l’intelligenza di giocare. La visione di Guy Kiala è chiara: il calcio deve diventare la pilastro principale del Paese. E questo, al momento, sembra che stia funzionando.

Delusioni e Speranze

La qualificazione ai Mondiali 2026 ha messo un punto al tragico ciclo di sconfitte ai playoff, come nel 2006 contro il Bahrein, nel 2014 per differenza reti, o nel 2018 per pochi punti. Queste sconfitte, misteriose, perché il goal era poco distante, hanno stampato una forte identità negli Uzbeki. Hanno imparato che non era sufficente finanziare, ma che serve anche la strategia giusta. Ora, dopo una campagna perfetta, con sole due sconfitte su 15 partite, la squadra sembra aver trovato la sua strada. Oggi, il calcio uzbeko si presenta come un punto di riferimento per l’Asia centrale. Prima, i talenti di questa regione non erano considerati, ma adesso, con tanti talenti in Europa, il Paese è davanti a schermi mediali internazionali. La rosa della squadra presenta 14 giocatori nel campionato locale, una percentuale elevata, ma non è una sconfitta. Il giocatore tradizionale uzbeko, con una cultura amata del gioco, riesce a coniugare le sue qualità con quelle straniere, per dare un complesso unico. Il mercato europeo si trova davanti a una sorpresa: il talento uzbeko che, fino a ieri, non era valutato, ora si mette in luce. L’Uzbekistan, con una popolazione di quasi 40 milioni, ha le risorse per costruire un calcio solido e internazionalmente conosciuto. Il territorio vasto, unito alle accademie ben organizzate, permette di trovare talenti in tutto il Paese. La squadra può programmare l’attualità con più serenità, a meno di eventi inaspettati. Con un nuovo stadio di movimento, l’Asia centrale sente di avere un ruolo a parte nel calcio mondiale. Non è più solo una vittima, ma parte attiva del gioco. La qualificazione ai prossimi Mondiali non è un traguardo, ma l’inizio di un’epoca nuova.

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Un’Identità Nazionale

Il successo di questa nazionale non è solo tecnico, ma anche psicologico. La gelosia interna ha trovato una funzione positiva, la gente ha cominciato a sostenere un gruppo che rappresenta e promuove il Paese. La panoramica del calcio uzbeko si è ampliata, grazie alla partecipazione all’evento mondiale. La presenza dei giocatori in squadre importanti, come il CSKA Mosca o il Manchester City, fa sì che la squadra trasmetta un’idea di avanguardia. Le generazioni prodotte da tale sistema non sono solo giocate, ma compongono una squadra che non teme chiunque. Questa è una vittoria per il calcio, ma anche un impeto per l’intera nazione.

In sintesi, la qualificazione dell’Uzbekistan ai Mondiali di calcio rappresenta un momento epocale per un Paese che, fino a oggi, non aveva mai visto il suo calcio su una scena così importante. Dopo anni di sforzi, tanti sacrifici e un approccio strategico al change, la squadra è riuscita a mettersi in luce. Non è più la “cenerentola” del calcio mondiale, ma una squadra che ha dimostrato di avere il potenziale per competere con i migliori. Questo successo non solo celebra il talento degli Uzbeki, ma anche il lavoro di una federazione che ha saputo investire nel futuro del calcio nel Paese. La strada per i Mondiali è solo l’inizio di una nuova era per il calcio uzbeko, un’era di speranza e di grandi sfide.

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