Golden power Italia Unicredit Banco Bpm tensione con UE

Davide Ladisa
6 min di lettura

Golden Power e Caso UniCredit-Banco BPM: Analisi e Implicazioni UE

Introduzione al caso UniCredit-Banco BPM

Il recente decreto del 18 aprile con cui il governo italiano ha esercitato i poteri speciali del cosiddetto golden power sull’acquisizione di Banco BPM da parte di UniCredit ha aperto un nuovo fronte di confronto tra Italia e Commissione Europea. Il provvedimento, volto a imporre specifici obblighi all’operazione, ha suscitato dubbi di compatibilità con il Regolamento UE sulle concentrazioni.

Il decreto e l’applicazione del golden power

Il golden power è uno strumento che consente al governo italiano di intervenire su operazioni societarie strategiche, tutelando settori considerati di interesse nazionale, come il sistema bancario. Nel caso UniCredit-Banco BPM, il decreto ha previsto condizioni e obblighi aggiuntivi per l’operazione, già approvata dalla Commissione Europea il 19 giugno 2025. Secondo Bruxelles, tali misure devono essere proporzionate, motivate e compatibili con il diritto dell’Unione.

Cos’è il golden power

Il golden power è disciplinato in Italia da norme che consentono di intervenire in operazioni riguardanti infrastrutture critiche, difesa, energia e finanza. Può essere esercitato per salvaguardare interessi di sicurezza pubblica e ordine nazionale. Ulteriori informazioni sulle norme sono disponibili sul portale ufficiale del Governo.

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La posizione della Commissione Europea

La Commissione Europea ha inviato un parere preliminare a Roma, evidenziando possibili violazioni dell’articolo 21 del Regolamento UE sulle concentrazioni e altre disposizioni comunitarie. Nello specifico, il nodo centrale riguarda la possibilità per l’Italia di imporre obblighi aggiuntivi su un’operazione di competenza UE, senza una preventiva notifica.

I dubbi di Bruxelles

Secondo quanto riferito dal portavoce Thomas Regnier, la Commissione teme che il decreto non soddisfi le condizioni stabilite per l’adozione di misure nazionali in materia di sicurezza pubblica. Inoltre, si solleva la questione del libero movimento dei capitali, altro principio cardine dell’Unione.

Possibili conseguenze

Qualora le risposte italiane non fossero ritenute adeguate, Bruxelles potrebbe emettere una decisione legalmente vincolante ordinando il ritiro del decreto. In parallelo, resta aperta la possibilità di avviare una procedura di infrazione, con impatti rilevanti sul piano giuridico e politico.

Le reazioni politiche in Italia

Il caso ha immediatamente acceso il dibattito politico interno. Da un lato, il governo ha annunciato che risponderà con spirito collaborativo, dall’altro alcuni esponenti hanno alzato i toni contro Bruxelles. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha sottolineato la competenza condivisa tra Italia e UE, mentre il ministro Matteo Salvini ha criticato duramente l’intervento comunitario.

Il fronte della maggioranza

All’interno della maggioranza di governo, la linea ufficiale è quella di una risposta costruttiva e nei tempi previsti (20 giorni). Tuttavia, le posizioni non sono uniformi: c’è chi ritiene che il sistema bancario sia un asset strategico da proteggere senza interferenze esterne.

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Le critiche dell’opposizione

Le opposizioni hanno definito il decreto una “figuraccia internazionale” e hanno chiesto il ritiro immediato delle misure. Alcuni esponenti hanno evidenziato il rischio di una sconfitta politica e istituzionale, sottolineando come il provvedimento possa danneggiare la reputazione dell’Italia a livello europeo.

Il contesto normativo e giuridico

Il cuore del contenzioso risiede nella relazione tra normativa nazionale e diritto comunitario. L’articolo 21 del Regolamento UE stabilisce che gli Stati membri possono adottare misure per proteggere interessi legittimi, ma tali misure devono rispettare criteri di proporzionalità e motivazione. La Commissione intende verificare se il decreto italiano rispetti tali principi.

Regolamento UE sulle concentrazioni

Il regolamento (CE) n. 139/2004 disciplina le operazioni di concentrazione tra imprese con dimensione comunitaria. La competenza primario spetta alla Commissione, che valuta l’impatto sulla concorrenza interna e sulla stabilità del mercato.

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Libera circolazione dei capitali

Il principio di libera circolazione dei capitali, sancito dal Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, limita la possibilità degli Stati membri di introdurre restrizioni non giustificate. Il golden power, se non motivato e proporzionato, potrebbe essere considerato una barriera ingiustificata.

Gli scenari futuri

Nei prossimi giorni, l’Italia dovrà formulare una risposta ufficiale alla Commissione, difendendo la legittimità del decreto. Sul tavolo ci sono diverse opzioni: mantenere le condizioni imposte, modificare il provvedimento per allinearlo alle norme UE, o ritirarlo per evitare un contenzioso formale.

Impatto sui mercati finanziari

L’annuncio della disputa ha avuto effetti immediati sulle quotazioni: Banco BPM ha registrato un +5,2% e UniCredit un +0,5%. Questi movimenti riflettono l’attenzione degli investitori alle possibili evoluzioni della vicenda.

La procedura EU Pilot

Va ricordato che sul golden power è aperto anche un altro fronte con Bruxelles, attraverso la procedura informale EU Pilot. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha già risposto alle richieste della Commissione, ma il rischio di un’ulteriore procedura di infrazione rimane concreto.

Conclusioni

Il caso UniCredit-Banco BPM e l’applicazione del golden power rappresentano un banco di prova per le relazioni tra Italia e Unione Europea. La sfida consiste nel trovare un equilibrio tra la protezione degli interessi nazionali e il rispetto delle regole comunitarie sulla concorrenza e sulla libera circolazione dei capitali. Nei prossimi mesi, la gestione della risposta italiana e le eventuali decisioni di Bruxelles saranno determinanti per capire se questo confronto si risolverà in maniera collaborativa o sfocerà in un contenzioso formale.

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